L’architettura olandese è da più di un trentennio un riferimento mondiale. Asciutta, pragmatica, spesso molto concettuale ma anche creativa e imprevedibile. A volte è così immediata da rimanere stupiti: c’è da chiedersi “come ho fatto a non pensarci io?”.
Molto di questo successo deriva da un signore che col suo studio – OMA, the Office for Metropolitan Architecture – ha cambiato il modo di vedere le cose. Di Rem Koolhaas non serve parlare (ma nel caso: https://it.wikipedia.org/wiki/Rem_Koolhaas) è sufficiente sapere che dal suo studio sono passati – e passano ancora! – una buona fetta di architetti considerati tra i migliori al mondo.
Qualche giorno fa, in una sonnolenta giornata lavorativa di un fine gennaio mite, davanti al mac col quale presto il mio “imprescindibile” contributo all’economia mondiale, stavo spulciando uno dei fedeli blog d’architettura che mi tengono compagnia nei pigri momenti propri della digestione post-pranzo. Un progetto ha attirato la mia attenzione: the Milestone, di MVRDV.
Intorno agli anni ’90 Winy Maas e Jacob Van Rijs – i fondatori di MVRDV con Nathalie De Vries – sono stati apprendisti ad OMA, ex discepoli di Rem Koolhaas e da allora ne sono stati sempre legati, sia per le idee che per il desiderio di primeggiare una volta separatisi dal maestro. Oggi esplorano (molto più al suo fianco di quanto non vogliano far credere) le nuove strade dell’architettura mondiale.
Erosioni e scavi trasformano gli atrii in grotte cubiche, le facciate diventano geometriche pareti da scalare, le case cuspidi di iceberg modulari, i tetti montagne, terrazzamenti, nuvole stilizzate. Guardano ciò che li circonda, lo reinterpretano e costruiscono le città del futuro un cubetto alla volta!
Qualche volta – e in Olanda lo sanno fare con naturalezza – si esagera: in Corea l’opinione pubblica si è alquanto risentita con l’uscita dei render per “The Cloud”, due torri residenziali di lusso collegate tra loro che ricordavano un po’ troppo nei dettagli l’attentato alle torri gemelle.